9907Panorama

 

Roberto Casati

 

Eclissi

 

 

L’ultima eclisse totale del millennio si è trasformata in un grande evento mediatico. Le autorità britanniche invitano a non recarsi in Cornovaglia dove si attende un milione di persone; quelle francesi sospendono il traffico dei TIR l’11 agosto. È nato il turismo da eclisse. Località cui non si sarebbe mai pensato per una vacanza come Szeged in Ungheria o Timisoara e Rimnicu Vilcea in Romania affiggono il tutto completo e ringraziano i cicli astronomici.

Certo, un’eclisse di sole è il più imponente spettacolo naturale cui ci sia dato di assistere: un cono d’ombra che scende dalla luna, incontra la terra e viaggia sulla sua superficie a tremila chilometri all’ora avvicinandosi come un immenso uragano; il sole e la luna che visti della terra si incastrano così perfettamente. L’impressione è forte e non è sbagliato preoccuparsi di quanto accade in cielo. Gli antropologi descrivono riti o giochi collettivi di popolazioni non occidentali in cui si battono tamburi e si grida al sole (o alla luna) "Guarisci!". Il mondo occidentale non sfugge però alla paura. Il capitolare di Carlomagno denuncia come superstiziosa la pratica del vinceluna, il rullio di tamburi che propizia la fine di un’eclisse di luna. Memore del rito, Luciano Pavarotti saluterà con la sua voce il ritorno del sole a Bucarest. Gli antropologi del mondo occidentale anche studieranno con una certa attenzione il nuovo fenomeno degli umbrafili che si mettono in viaggio per assistere a tutte le eclissi totali che interessano zone raggiungibili (quando l’ombra tocca solo l’Antartico il viaggio è un po’ più difficile); pare che vi sia una assuefazione da eclisse che spinge i cacciatori d’ombra a recarsi al prossimo allineamento di sole, luna e terra - costi quel che costi.

Il fatto è che le eclissi interessano sempre di meno gli astronomi; le osservazioni del sole in condizioni di eclisse non rivelano più nulla di interessante. Ma nel caso dell’eclisse dell’11 agosto è forse la vicinanza con la fine del millennio che seduce l’immaginazione più che la spettacolarità dell’evento astronomico. Il grande fascino delle eclissi è che sono innanzitutto appuntamenti. I loro cicli introducono un ritmo strano e misterioso nel susseguirsi delle stagioni. Chi conosce questo ritmo è padrone degli arcani del cosmo. Non sorprende che molte energie siano state dedicate a prevedere le eclissi in un’epoca antica in cui le teorie astronomiche non permettevano - come invece accade oggi - di calcolare i movimenti nel sistema solare con la precisione necessaria. La conoscenza della geometria del sistema solare e della sua dinamica ci consentono oggi di dedurre gli allineamenti futuri della luna e del sole rispetto alla terra. In passato si poteva contare solo su un’osservazione delle eclissi su lunghi periodi nella speranza di discernere qualche regolarità nel loro ripetersi.

Capire il meccanismo di un’eclisse non dev’essere stato facile. Non ci sono testimonianze sufficienti a permetterci di ricostruire com’è avvenuta la scoperta. (Per i Babilonesi abbiamo soprattutto tavole che registrano eventi celesti. Per i Greci alcune testimonianze letterarie nella norma inaffidabili.) Ma si è trattato certo di una conquista intellettuale notevole. Come noteranno tutti gli spettatori dell’evento dell’11 agosto non è affatto chiaro, guardando un’eclisse, che sia la luna a oscurare il sole. La cosmologia della Cina antica ipotizzava che un dragone lo divorasse. L’astrologia araba inserisce tra la terra e il sole un "ottavo pianeta" che serve solo per le eclissi e per il resto è invisibile. Anche le eclissi di luna sono fenomeni senza una spiegazione immediata e quando si è compreso che sono dovute all’ingresso della luna nel cono d’ombra della terra si è anche capito qualcosa di straordinario: che la terra e la luna sono corpi tutto sommato abbastanza simili tra loro e che la terra è sospesa nello spazio come la luna.

Una volta capite le eclissi si è cercato di prevederle. Anzitutto un’eclisse di sole può avvenire solo quando la luna è nuova e un’eclisse di luna solo quando la luna è piena. Quindi basta limitare le osservazioni a una piccola parte del mese lunare per investigare se le eclissi ricorrono. La cosa non è facile: un’eclisse parziale di sole passa inosservata (a meno che non si sappia che avvenga) se non vengono oscurati almeno tre quarti del sole. È un fatto sorprendente che le eclissi siano cicliche, ma se la geometria del sistema solare fosse di poco differente potrebbero essere molto più cicliche! Se il piano di rivoluzione della luna intorno alla terra coincidesse con il piano di rivoluzione della terra intorno al sole, avremmo un’eclisse di luna a ogni luna piena e un’eclisse di sole a ogni luna nuova. Le eclissi sarebbero quasi noiose; al posto di Pavarotti suonerebbe la banda municipale. Ma lo sfasamento di questi piani e l’irregolarità dell’orbita della luna non impedisce alle eclissi di ripetersi. Già gli astronomi babilonesi pare avessero scoperto il ciclo di diciotto anni e undici giorni detto Saros passato il quale si ripete la stessa eclisse in condizioni quasi identiche.

Forse i babilonesi erano riusciti a riconoscere la ciclicità delle eclissi ma la più celebre predizione di un’eclisse è sicuramente una bella storia e nulla più. Lo storico antico Erodoto racconta che il filosofo Talete avesse previsto un’eclisse intervenuta durante una battaglia tra i Lidi e i Medi - spaventati dall’eclisse i due popoli fecero poi la pace. Perché la predizione è solo una leggenda? Dato che il cono d’ombra della luna punge la terra in una zona limitata e sempre diversa, non si può trovare un ciclo di eclissi di sole per un luogo dato (viceversa, le eclissi di luna sono visibili allo stesso modo da ciascuno dei luoghi sulla terra da cui si vede la luna.) È leggenda anche la triste storia di Hsi e Ho, astronomi cinesi decapitati per non aver saputo anticipare un’eclisse dopo una sbornia. Oggi si può predire un’eclisse di sole ma non lo si fa consultando una tavola delle ricorrenze delle eclissi.

Possiamo calcolare le eclissi future ma nulla ci impedisce di calcolare quelle passate. Basta far girare all’indietro l’orologio del tempo. Nel 1887 Theodor von Oppolzer pubblicò il monumentale Canone delle eclissi che elenca ottomila eclissi solari e cinquemiladuecento eclissi lunari, parziali e totali, dal 1207 a.C. al 2161 d.C. Qual è l’interesse di questo immenso lavoro di calcolo, peraltro manuale? Le eclissi sono appuntamenti fissi che si incrociano con la storia umana. In teoria questo dovrebbe aiutare gli storici. Dato che possiamo determinare a ritroso le eclissi di sole e di luna ci fa comodo utilizzarle come un grande calendario ultrapreciso (che per di più è indifferente all’arbitrio dei calendari umani) per datare gli eventi del passato. Questo può forse salvare la storia di Erodoto? Anche se l’eclisse di Talete non ha potuto venir predetta dal filosofo, forse la sua data, inscritta nell’ordine del cielo, ci dà quella della battaglia tra i Lidi e i Medi. Consultando il Canone di Oppolzer svariati storici moderni hanno fissato la data del 28 maggio 585 a.C.

Nella pratica le cose sono più difficili. Le eclissi entrano a far parte delle cronache antiche perché sono eventi spettacolari. Ma capita che certe storie antiche menzionino un’eclisse solo perché è un evento spettacolare anche se non è affatto avvenuta! Grandi battaglie, morti di re e di regine, nascite di cattivi rampolli che trascineranno le loro famiglie alla rovina sono eventi che devono venir accompagnati da grandi segni cosmici. Se un’eclisse è nelle vicinanze, la avvicinerà ancora di più alla data che sta a cuore allo storico. E se non c’è proprio un’eclisse nei dintorni se ne inventerà una a bella posta. Una cronaca delle gesta dei vescovi di Liegi parla di come Eraclio (morto nel 971 d.C.) riuscì a placare i soldati terrorizzati dall’eclisse di sole durante una battaglia in Calabria. L’eclisse dovrebbe essere quella del 22 dicembre 968. Ma secondo la cronaca sarebbe avvenuta durante un plenilunio - il che è impossibile. Quindi la cronaca non è del tutto affidabile. Sappiamo inoltre che la faccenda del saggio che rassicura le armate durante la scomparsa del sole sia un vero e proprio luogo comune letterario che ha antecedenti illustri in Quintiliano, Plinio e Tito Livio.

Insomma, le eclissi sono fenomeni astronomici ma non bisogna sottovalutarne l’impatto sulle cose umane. Intervengono come orologi nella storia e sono eventi memorabili dell’esistenza di chi le osserva. Se gli astronomi le trovano ormai trascurabili sono gli storici e gli antropologi a occuparsene oggi con interesse sempre crescente. Ma il fascino delle eclissi rischia di sedurre troppo i narratori di fatti storici, e la cautela è d’obbligo.