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Roberto Casati

Emozioni forti: le eclissi e la nuova frontiera dell’edutainment

Mettiamola in questi termini. State navigando da qualche parte nel Mediterraneo, diciamo un paio di millenni fa. Il cielo è sereno, il mare è calmo. A un certo punto, senza preavviso, la luce comincia ad alterarsi. Fa decisamente più fresco. Si alza un vento che non conoscete. Guardate i vostri compagni di navigazione e notate che hanno un aspetto bizzarro, la loro pelle riluce fredda, sembrano spiriti. Sono spiriti? Siete entrati senza accorgervene nel regno delle anime? Anche loro vi guardano altrettanto stupiti: siete anche voi anime? Altri fenomeni vi preoccupano. L’ombra dell’albero maestro perde la sfocatura e si disegna precisa sul ponte, assomiglia a un foglio di seta. Evidentemente sta succedendo qualcosa alla sorgente di luce, al sole. Lo guardate ma non vi pare di vedere nulla di strano, o forse ha una forma appena leggermente diversa? Impossibile capirlo: dopo un secondo siete abbagliati. La strana falce che vi balena davanti agli occhi chiusi non ha una spiegazione. Ci state ancora pensando e arriva la catastrofe. Senza preavviso, come se qualcuno vi avesse gettato addosso una coperta, intorno si spande una fredda notte blu tranne che per tutto il giro dell’orizzonte dove traluce un crepuscolo surreale e minaccioso.  Il sole è diventato nero e ha una chioma bianca scompigliata e terribile. Appaiono le stelle, ma sono poco rassicuranti. I vostri compagni di viaggio non vi aiutano: chi grida, chi piange. Chi dice che allora era questo il sole nero di cui tanto aveva sentito parlare. Cercate di darvi un contegno, ma non potete trattenere le lacrime. Quando la luce ritorna, calda, amica, non state più in voi dalla gioia.

Ho usato l’espediente un po’ scontato di rimettere indietro l’orologio del tempo di un paio di millenni. Solo per pudore: quella che ho descritto è la mia reazione all’eclisse, vista l’undici agosto scorso alle due e tredici minuti da un punto del Mar Nero al largo delle coste bulgare (43 gradi nord e 28 est). Stessa reazione? Eppure tra me e la mia controfigura antica c’è tutta la differenza che si può immaginare. Non solo so bene come funziona un’eclisse, so che non è il sole a diventare nero ma è la luna che si interpone, so che il fenomeno è solo un gioco d’ombre, e so addirittura che nel momento in cui la osservo un’eclisse non è nemmeno un allineamento astrale, è solo un’illusione di allineamento.  (Quando arriva alla luna, la luce del sole ha già viaggiato per otto minuti e nel frattempo la terra ha ruotato e si è mossa sulla sua orbita. La luna nasconde un sole che non è più lì dove sembra; il sole è già in salvo.) Soprattutto so che è un evento passeggero e che tutto tornerà presto come prima. E non solo so tutte queste cose, ma da giorni non facevo altro che aspettare questo momento. Sono venuto apposta su una nave il cui unico scopo era di portare settecento persone in questo punto del Mar Nero, una nave che peraltro fa parte con altre tre di una vera e propria flotta che organizza spedizioni educativo-astronomiche. Come se non bastasse, gli organizzatori della crociera non hanno lesinato le conferenze, hanno proiettato svariati documentari, presentato una ripetizione generale minuto per minuto delle fasi salienti dell’eclisse, e addirittura lanciato un conto alla rovescia a ogni contatto tra gli astri. Non posso dire di essermi fatto cogliere di sorpresa. E tuttavia quando si è trattato di mostrare il contegno di cui sopra, non c’è stato verso - la commozione ha preso il sopravvento. Dettagli insignificanti sono bastati a scuotermi. (Per esempio ho notato che le altre navi della flotta avevano acceso le luci ma mi sono poi reso conto che nel buio risaltavano le lampadine di servizio, sempre in funzione e invisibili di giorno.)

Non c’è proprio modo di descrivere in modo convincente l’effetto che fa un’eclisse totale di sole. Inutile far riferimento alle eclissi parziali che abbiamo tutti visto una volta o l’altra. Come dice Anthony Aveni, uno dei membri scientifici della spedizione, la differenza tra un’eclisse totale e una parziale è quella che passa tra andare allo stadio il giorno della partita o andarci il giorno prima. Aveni è una delle figure di spicco dell’archeoastronomia, la scienza che si occupa dell’intepretazione dei reperti antichi (come Stonehenge) usati per dialogare con il cielo e dedica una parte consistente della sua attività a divulgare la conoscenza del cosmo.

Che un personaggio del suo calibro sia in viaggio su una nave turistica nel Mar Nero non è un caso. La formula della crociera è semplice e garantisce il successo dell’edutainment, la mescolanza di educazione e intrattenimento che costituisce un’industria emergente negli Stati Uniti. Mettete insieme tre o quattro buoni cervelli che siano anche dotati di una certa capacità comunicativa, create un itinerario che porta in un posto molto bello, ricco di storia e scientificamente rilevante, e avrete il tutto esaurito assicurato, passeggeri contenti, e prenotazioni per la decade a venire. (Qualcuno è in ascolto? Si pensa a Arcetri? Castelgandolfo? Il gran tour delle meridiane storiche in Italia? Il giro dei teatri anatomici? O forse la cosa fa venire in mente le tristi gite scolastiche?) Ted Pedas, l’organizzatore della crociera, da venticinque anni porta frotte di curiosi in giro per il mondo. Personaggio interessante. Planetarista di professione, fondatore della International Planetarium Society, nel 1970 va nel villaggio di Eclipse in Virginia e propone al sindaco un festival per salutare l’eclisse del 7 marzo. Il sindaco decide che la cosa si può fare a patto che vengano ben perquisiti gli eliofili che entrano nel villaggio. Niente persone che possano mancare di rispetto alla bandiera americana - niente capelli lunghi, per intenderci - e Pedas capisce che deve ritirarsi in buon ordine. Ci riprova un po’ più a nord, a Nantucket, ma la paura di una nuova Woodstock dell’eclisse blocca le autorità locali. Pedas rientra con il ferry-boat da Nantucket e bang, ecco l’idea. Perché non affittare una nave per il festival dell’eclisse? Dopotutto la nave ha il vantaggio della mobilità e può andare a cercare il buco nelle nubi se c’è maltempo. La prima crociera parte nel ’72 al largo del nord Atlantico con 834 passeggeri e un gatto, tutti soddisfatti anche perché gli osservatori rimasti a terra avevano per l’appunto sofferto per il cielo coperto.

L’edutainment ha i suoi circuiti che non sono tra i più ovvi. Per esempio si sale la scalinata Potemkin a Odessa e si sbarca a Costanta in Romania per farsi un’idea di che cos’era il turismo balneare nei paesi dell’europa centrale. Anche qui decine di manifesti di invito al viaggio o celebrazione dell’eclisse. Compro un paio di pubblicazioni divulgative in rumeno che mi sembrano di facile lettura: "Primul contact discului Lunii cu discul Soarelui (inceptul eclipsei partiale)". Desinenze tutto sommato facili per i genitivi; ma ci metto un po’ prima di capire - informazione fondamentale - che la terra si chiama ‘Pâmânt’.

I viaggiatori dell’eclisse sono curiosi in tutti i sensi. Sotto la divisa regolamentare dell’americano in vacanza (berretto da baseball, calzoncini, bottiglietta d’acqua per paura della disidratazione, eccetera) si scovano incoraggianti elementi di eccentricità. Mel, il mio vicino di tavolo, è alla sua quinta eclisse. Gli ottuagenari della famiglia Watson si muovono compatti, facilmente riconoscibili dalle tee-shirt rosse "Watson Family Eclipse Tour". Secondo una stima di Pedas non più del quindici percento dei cacciatori di eclissi sono astronomi professionisti. In effetti gli astronomi non sembrano interessarsi particolarmente all’eclisse se non come evento utile ad avvicinare il grande pubblico all’astronomia. (In orbita gli strumenti della missione SOHO ricreano in permanenza un’eclissina con un disco che maschera il sole, inutile affannarsi per i pochi minuti sulla terra: http://sohowww.nascom.nasa.gov/). La NASA ha invece utilizzato la nave dalla quale ho visto l’eclisse per una telecronaca dal vivo in collegamento con vari planetari e musei della scienza americani (programma descritto in http://sunearth.gsfc.nasa.gov), tra cui lo Smithsonian di Washington in cui centinaia di bambini hanno passato la notte (a causa dello sfasamento orario) per vederla alle 6.15 del mattino. Gli studenti potevano pilotare a distanza una telecamera e intervistare un paio di astronauti sul ponte della nave, tra cui Scott Carpenter, uno dei primi uomini nello spazio nel 1962 con il programma Mercurio 7.

Per tornare dunque all’eclisse. Astronomo non sono, e la cosa che mi interessava di più è quello che succede nell’ambiente. Volevo capire in che modo le eclissi influenzano chi le osserva per verificare se sono veri certi racconti di terrore che la tradizione classica ci ha tramandato. Racconti che non mi hanno mai convinto, che mi sembravano esagerazioni retoriche. Ho dovuto ricredermi. È tutto vero, e anche di più. Per evitare di ripetere le descrizioni dirò soltanto che le foto e le riprese video di un’eclisse totale sono perfettamente inutili per capire che cosa sta succedendo. Quando andate a vedere un’eclisse lasciate a casa la macchina fotografica se non volete perdervi il novantanove per cento dello spettacolo.

Liberati dalla paura ci resta il sublime, il sentimento di bellezza che proviamo di fronte alle cose della natura che sono più grandi di noi. (Non mi pare che Kant, il grande teorico del sublime, avesse assistito a un’eclisse. È certo che restio com’era ad abbandonare Königsberg avrebbe difficilmente intrapreso un viaggio per andarne a vedere una.) Al punto da esser diventate forse lo spettacolo per cui si è disposti a pagare il biglietto più caro: sui mille dollari al minuto, facendo una media tra viaggi popolari e quelli meno. Paradossalmente, il proibitivo volo in Concorde a inseguire l’ombra per i cieli francesi aumenta un po’ la durata della fase di totalità e fa dunque risparmiare. Questo non è l’unico paradosso economico. Anche se avete investito denaro e energie e magari viaggiato per migliaia di chilometri per uno spettacolo di due minuti non potete fare a meno di tirare un sospiro di sollievo quando è terminato.

Ma così ha da essere. La paura durante il sole nero e la gioia al ritorno della luce sono certamente cose più grandi di noi. Più che il ciclo dei giorni e delle notti, più che la contemplazione del cielo stellato, i due minuti passati nel cuore di un’oscurità che cancella tutte le distanze nel tempo e nello spazio ci riportano dritti filati, volenti o nolenti, a un’epoca della nostra storia, forse della nostra evoluzione in cui pochi attimi di ombra nel cielo ci hanno fatto capire di essere parte di un mondo molto più maestoso di quello delle cose che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni.

 

 

 

 

 

 

http://sunearth.gsfc.nasa.gov/eclipse/TSE1999/T99link.html#webcast99 contiene una lista di siti con video web dell’eclisse, tra cui http://eclipse99.nasa.gov, ripreso dalla nave su cui si trovava l’autore.