(questa lettera è stata editata dalla redazione; qui la versione originale)

 

 Agosto 1998

Spettabile Redazione

Bell’Italia

Oggetto: Musica diffusa nei Musei

 

Il 31 Luglio ho visitato la Galleria Nazionale dell’Umbria, recandomi colà di buon’ora. Le sale sono praticamente deserte. Ambienti magnifici, ottima luce, spiegazioni delle opere semplici e comprensibili. Giungo di fronte alla pala di Beato Angelico e cominicio a osservare le deliziose tavole della predella con le storie di S. Nicola di Bari. All’inizio sono molto concentrato, ma a poco a poco mi rendo conto che qualcosa non va. Cerco di mettere a fuoco l’elemento disturbatore e di colpo capisco.

Mozart. Concerto per piano K 488. Lo stanno diffondendo con gli altoparlanti.

Il museo è deserto per cui sono io l’unico oggetto di tale attenzione. Mi reco alla biglietteria e chiedo se non si potrebbe interrompere la trasmissione. Mi viene risposto che sono "disposizioni governative". Non ci credo e al termine della visita salgo in Direzione. Due cortesi funzionarie mi spiegano che è invece un’iniziativa spontanea della Galleria, che è un esperimento all’avanguardia, che anche al Louvre...

Le interrompo. Lavoro a Parigi. Ho una tessera di abbonato al Louvre. La esibisco: la straccerei, se diffondessero musica.

Sbugiardate, cambiano discorso. È una musica che favorisce la concentrazione. È Mozart, non rock o rap.

Il mio sguardo perplesso suggerisce loro di interrompere anche questa linea di difesa. Tagliano corto: le risposte del pubblico sono molto positive, come dimostra la maggioranza dei questionari raccolti negli ultimi mesi.

Su questo punto le saluto e rimugino un argomento uscendo. Questa faccenda dei questionari non ha alcuna pertinenza. In un caso del genere non conta se la maggioranza sia contenta. Bisogna invece regolarsi sul fatto che esiste una parte di pubblico danneggiata. Come per il fumo. Se la maggioranza dei visitatori di un museo apprezzasse la possibilità di fumare durante la visita, questo non renderebbe di per sé lecito il fumo al museo. La legge giustamente tutela i non fumatori. Ora, si potrebbe obiettare che un conto è il fumo, un conto è Mozart. Bene, si pensi allora al caso seguente. Vi recate a un concerto di Mozart e vi consegnano all’ingresso una cartolina raffigurante il dipinto del Beato Angelico, accompagnandola con l’ordine perentorio di guardarla per tutta la durata del concerto. Le ragioni per protestare in questa circostanza sono le stesse: si tratta di un’imposizione. Non potreste sottrarvi alla cartolina come non potete sottrarvi alla musica. Il punto è che alla musica non si può sfuggire, come aveva osservato Kant.

Vari altri musei italiani da me visitati in questo scorcio di vacanze hanno riservato la stessa brutta sorpresa. La cappella del Perugino a Porta Sole a Perugia ripropone l’indistruttibile Mozart, diffuso da uno stereo portatile (sinfonia n. 40). Il Museo Revoltella a Trieste diffonde Mozart (vari Concerti, rilevamento effettuato l’8 agosto). Al Museo Diocesano di Udine sento musica già alla biglietteria (Brahms, diffuso per radio). Siamo al 3 agosto, è domenica pomeriggio, nessun visitatore. Chiedo al bigliettaio se per caso non vi sia musica anche durante la visita, e mi rendo conto di aver commesso un errore marchiano. Aveva dimenticato di farlo, e provvede subito. Concerti Brendeburghesi. Non servono le mie proteste: dice che comunque terrà il volume al minimo.

Mi salvo, ma per un caso, alla Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, visitata nel pomeriggio del primo d’agosto. È prevista una tavolozza di musica rinascimentale, che viene però diffusa alle 11 del mattino, come da programma affisso all’ingresso con tanto di titoli delle opere. Una soluzione di compromesso che mi pare in fin dei conti accettabile. I musei che volessero diffondere musica lo facciano sapere al visitatore stampando a chiare lettere le loro intenzioni sulla porta, prima della biglietteria. Chi desiderasse a tutti i costi ascoltare una marcetta mozartiana nei templi dell’arte italiana potrà regolarsi di conseguenza.

Distinti Saluti

Roberto Casati